Odio l'allor che, quando alla foresta
le novissime fronde invola il verno,
ravviluppato nell'intatta vesta
verdeggia eterno.
Pompa dé colli ; ma la sua verzura
gioia non reca all'augellin digiuno ;
ché la splendida bacca invan matura
non coglie alcuno.
Te, poverella vite, amo, che quando
fiedon le nevi i prossimi arboscelli,
tenera l'altrui duol commiserando
scioglie i capelli.
Tu piangi, derelitta, a capo chino,
sulla ventosa balza. In chiuso loco
gaio frattando il vecchierel vicino
si asside al foco.
Tien colmo un nappo : il tuo licor gli cade
nell'ondeggiar del cubito sul mento ;
poscia floridi paschi ed auree biade
sogna contento.
G.Zanella
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