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sabato 11 gennaio 2014

IL PIFFERAIO MAGICO DELLE GROANE

 
 
Soffiar soave melodia
intreccio di note e fantasia,
oggi serve a incantar topini
che in questo caso son cittadini.
Il Pifferaio fa il suo mestiere
e imbrogliare topi è suo piacere,
ma roditori ormai son sgamati
e in pochi verrano fregati.
Caro Pifferaio che la natura fingi di preservare
togliti la maschera e smetti di suonare;
basta abusare di ecologico tormento
il suono è flebile, il piffero si è spento!
Pifferaio delle Groane
chiama a raccolta le tue pantegane,
fai un bel gruppo e compra il biglietto
per Katmandu con volo diretto.
A te che hai suonato
e a chi ha creduto,
dico di stare attento...
a non finir sul piffero seduto!
 
CONTROPENDENZA 


LA MORTE DI CLORINDA




64
 
Ma ecco ormai l'ora fatale è giunta,
che 'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta,
che vi s'immerge, e 'l suo sangue avido beve;
e la veste, che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenera e leve,
l'empie d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e 'l piè le manca egro e languente.
 
65
 
Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme;
parole ch'a lei novo uno spirto ditta,
spirto di fé, di carità, di speme;
virtù ch'or Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.
 
66
 
"Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma si: deh! per lei prega, e dona
battesimo a me ch'ogni mia colpa lave."
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende, ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza.
 
67
 
Poco quindi lontan nel sen del monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse, e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte,
non conosciuta ancor, sciolse e scoprìo.
La vide, la conobbe; e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! Ahi coscienza!
 
68
 
Non morì già; chè sue virtuti accolse
tutte in quel punto, e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno, a dar si volse
vita con l'acqua a chi col ferro uccise.
Mentre egli il suon dè sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise;
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: "S'apre il cielo; io vado in pace".
 
69
 
D'un bel pallore ha il bianco volto asperso,
come a' gigli sarian miste viole:
e gli occhi al cielo affisa; e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e 'l sole:
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero, in vece di parole,
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.
 
 
(da Gerusalemme liberata,canto XII) 


domenica 5 gennaio 2014

IL PORTAVOCE DI CHI ?

 
 
All'impresentabile sindaco messo in croce
adesso cercano il portavoce,
e  noi pagheremo 10mila euro all'anno
per evitare che parlando possa fare danno!
Ho un sospetto e chiedo qui
chi sarà il portavoce e di chi?
Responsabile della comunicazione
voce della politica o dell'istituzione?
Se a causa del sindaco
i partiti han paura,
allora è meglio cercare
una buona controfigura!
Alla politica maggioranza che suda e dispera
chiedo di ascoltare
del popolo la preghiera:
"sostituite il sindaco con uno di cera".
 
CONTROPENDENZA.  

venerdì 3 gennaio 2014

PERCHE' AMO L'ITALIA



- Perché amo l'Italia ?-
Non ti si son presentate subito 100 risposte?
Io amo l'Italia perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano, perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perché la città dove sono nato, la lingua che parlo, i libri che m'educano, perché il mio fratello, la mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che amo, che studio, che ammiro, è italiano.
Oh tu non puoi ancora sentirlo intero questo affetto.
Lo sentirai quando sarai uomo, quando, ritornando da un viaggio lungo, dopo una lunga assenza, e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento, vedrai all'orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese; lo sentirai allora nell'onda impetuosa di tenerezza, che t'empirà gli occhi di lagrime e ti strapperà un grido dal cuore.
Lo sentirai in qualche grande città lontana, nell'impulso dell'anima che ti spingerà tra la folla sconosciuta verso un operaio sconosciuto, dal quale avrai inteso, passandogli accanto, una parola della tua lingua. Lo sentirai nello sdegno doloroso e superbo che ti getterà il sangue alla fronte, quando udrai ingiuriare il tuo paese dalla bocca di uno straniero. Lo sentirai più violento e più altero il giorno in cui la minaccia di un popolo nemico solleverà una tempesta di fuoco sulla tua patria, e vedrai fremere armi d'ogni parte, i giovani accorrere a legioni, i padri baciare i figli dicendo:- Coraggio! - e le madri dire addio ai giovinetti gridando: - Vincete! -
Lo sentirai come una gioia divina, se avrai la fortuna di veder rientrare nella tua città i reggimenti diradati, stanchi, cenciosi, terribili, con lo splendore della vittoria negli occhi e le bandiere lacerate dalle spalle; seguiti da un convoglio sterminato di valorosi, che leveranno in alto le teste bendate e i moncherini, in mezzo a una folla pazza che li coprirà di fiori, di benedizioni e di baci.
Tu comprenderai allora l'amor di patria, sentirai allora la patria.

                                                                                                           
                                                                                                            Edmondo De Amicis.