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martedì 9 aprile 2013

LA MORTE DI ROLANDO.

La battaglia di Roncisvalle.

Sente Rolando che la morte gli è presso;
dalle orecchie fuori se n'esce il cervello.
Pei suoi compagni prega Dio che li chiami
e poi per se l'angelo Gabriele.
Prese l'olifante, perche' riprensione non n'abbia,
e Durindarda, la sua spada, nell'altra mano.
Più lontano d'un tiro di balestra
verso la Spagna se ne va in un maggese;
sale un'altura. Sotto un albero bello
quattro pietroni c'è, nel marmo tagliati.
Sull'erba verde allor è caduto riverso,
la' s'è svenuto, ché la morte gli è presso.
[...]
Sente Rolando che la vista ha perduto;
si drizza in piedi; quant'egli può si sforza;
nel suo viso il suo colore ha perduto.
Dinanzi a lui c'è una pietra bigia:
dieci colpi vi dà con dolore e amarezza;
stride l'acciaio; non si rompe né intacca.
" Oh!" disse il conte "Santa Maria, aiuto!
Oh, Durindarda, brava, così disgraziata foste!
Or ch'io finisco, di voi non posso più curarmi.
Tante battaglie in campo con voi ho vinto
e tante terre vaste sottomesso,
che Carlo regge, che la barba ha canuta!
non v'abbia uomo che per altro fugga!
Assai buon guerriero vi ha lungo tempo tenuta;
mai ci sarà l'uguale in Francia, la santa.
[...]
Carlo si trovava nelle valli di Moriana
quando Dio dal cielo l'avvisò col suo angelo
ch'egli ti desse a un conte capitano;
allor me la cinse il nobile re,il magno.
[...]
Per questa spada ho dolore e pena:
piuttosto voglio morire che essa tra pagani resti.
Dio Padre, non lasciate vituperar la Francia!"
Rolando battè su una pietra bigia;
più ne distacca che io non vi so dire;
la spada stride, non si frantuma né si rompe;
verso il cielo in alto è rimbalzata.
Quando vede il conte che non la spezzerà mica,
molto dolcemente la pianse tra se stesso:
" Oh Durindarda,come sei bella e santa!
Nell'aureo pomo,assai c'è reliquie:
[...]
non è giusto che dei pagani ti adoprino;
da cristiani dovete essere servita.
Non vi abbia uomo che commenta codardia!
Assai vaste terre con voi ho conquistato,
che  Carlo regge, che la barba ha fiorita;
e l'imperatore n'è grande e potente".

Sente Rolando che la morte di lui s' impossessa,
giù dalla testa sul cuore gli discende.
Sotto un pino è andato di corsa;
sull'erba verde là s'é disteso prono;
sotto di sé mette la sua spada e l'olifante;
volse la sua testa verso la pagana gente:
per ciò l'ha fatto, perchè egli vuole,secondo è vero,
che Carlo dica, e tutti quanti i suoi,
che il nobil conte è morto vincitore.
recita il Mea culpa  e fitto e sovente;
pei suoi peccati a Dio offrì il suo guanto.
[...]
Il suo guanto destro a Dio per sommissione offrì;
San Gabriele di sua mano l'ha preso.
Sopra il suo braccio teneva il capo chinato;
giunte le sue mani,è andato alla sua fine.
Dio inviò il suo angelo Cherubino
e san Michele del Periglio,
insieme a loro San Gabriele qui venne;
l'anima del conte portano in Paradiso.

                                                                           ( da La chanson de Roland )



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