Son piccin, cornuto e bruno,
me ne sto tra l'erbe e i fior:
sotto un giunco o sotto un pruno
la mia casa è da signor.
Non è d'oro e non d'argento,
ma ritonda e fonda ell'è:
terra è il letto e il pavimento,
e vi albergo come un re.
Se il fanciul col suo fuscello
fuor mi trae dal mio manier,
in un piccolo castello
io divento il suo piacer.
Canto all'alba e canto a sera
in quell'atrio o al mio covil;
monachello in veste nera,
rodo l'erba e canto April.
SO CHE IL CANTICO D'UN GRILLO
E' UNA GOCCIOLA NEL MAR ;
MA SON MESTO S'IO NON TRILLO:
DEH ! LASCIATEMI CANTAR.
So che al par dell'altra gente
se il destin morir mi fa,
un fratello od un parente
sepoltura a me non dà.
Pur, negletta e fredda spoglia,
se nel prato io morirò,
là, sull'orlo alla mia soglia
anche morto un re sarò.
Il re bruno, il re piccino,
fiori ed erbe avra' pel vel;
ed avra' per baldacchino
sulla testa il roseo ciel.
Giovanni Prati.
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