Ero ciliegio: cento aprili e cento
i miei rubini maturai: dal suolo
dopo lunga tenzon sterpommi il vento,
e alle mani passai del legnaiuolo.
Poi, legato, piallato, ebbi ornamento
di vernici e di vetri: or uno stuolo
di morti che immortale hanno l'accento
alla polve e de' topi al dente involo.
Guardo Oméro, Platone, Orazio e Dante;
dell'onor che m'è fatto e del riposo
invidia avranno più superbe piante.
Io, se il destin mi ridonasse un'ora
della mia gioventù, volenteroso
andrei coi venti ad azzuffarmi ancora.
Giacomo Zanella.
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