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domenica 16 giugno 2013

PROEMIO (Gerusalemme liberata).

Le mura di Gerusalemme, miniatura veneziana del XIV sec.
Padova, Biblioteca del Seminario.

                      1
Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo :
molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrì nel glorioso acquisto :
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto ;
il Ciel gli dié favore, e sotto ai santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.

                      2
O Musa, tu che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel cielo in fra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona,
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte
d'altri diletti, che de' tuoi, le carte.

                      3
Sai che là corre il mondo, ove più versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso;
e che 'l vero condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso:
così a l'egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l'inganno suo vita riceve.

                       4
Tu, magnanimo Alfonso, il qual ritogli
al furor di fortuna e guidi in porto
me peregrino errante, e fra gli scogli
e fra l'onde agitato e quasi absorto,
queste mie carte in lieta fronte accogli,
che quasi in vòto a te sacrate i' porto.
Forse un dì fia che la presàga penna
osi scriver di te quel ch'or n'accenna.

                                                           (da Gerusalemme liberata, canto I )

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