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lunedì 26 agosto 2013

LANCILLOTTO SI PREPARA A DIVENTARE CAVALIERE.

bacio tra Ginevra e Lancillotto, ( codice miniato del Trecento).


Fino a diciotto anni Lancillotto rimase sotto la protezione della Dama del Lago. Ella avrebbe voluto trattenerlo ancora, tanto l'amava, ma sapeva che avrebbe commesso un peccato mortale, grave come un tradimento, poiché egli era in età di ricevere la cavalleria. Un giorno Lancillotto trovò la Dama stesa su un letto, a piangere. "Signora, che avete?" le chiese. "Se vi è stato fatto torto, ditemelo, perché non sopporterò che nessuno vi dispiaccia, finché sarò in vita."
"Figlio di re, allontanatevi" disse singhiozzando la Dama "oppure vedrete che il mio cuore mi lascerà." "Allora parto, se la mia presenza vi addolora tanto." Detto ciò, esce, sella il cavallo, e già lo portava nel cortile quando colei che l'amava più di ogni cosa accorse e afferrò il cavallo per la briglia.  "Vassallo" ella gridò "dove volete andare?"
"Alla corte di Re Artù, a servirlo fino a che egli mi faccia cavaliere. E' la cosa a cui aspiro di più al mondo."
"Se sapeste quali gravosi doveri impone la cavalleria, non ardireste augurarvelo."
"Sono dunque superiori al coraggio e alla forza d' un uomo?"
"Si, qualche volta: Nostro Signore Iddio ha fatto gli uni più valorosi degli altri, più prodi e più cortesi."
"Signora, sarebbe ben timido chi non osasse ricevere la cavalleria. Perché tutti, se non possono avere le virtù del corpo, possono almeno possedere quelle del cuore. Le prime, come la statura, la forza, la bellezza, l'uomo le riceve nascendo. Ma la cortesia, la saggezza, l'indulgenza, la lealtà, la prodezza, la generosità, l'arditezza, solo la pigrizia può impedire di possederle, poiché dipendono dalla volontà. E spesso vi ho sentito dire che è il cuore che fa l'uomo valoroso."
Allora la Dama del Lago gli disse: "I primi cavalieri non lo furono a causa della loro nascita, dato che tutti discendiamo dallo stesso padre e dalla stessa madre. Ma quando Invidia e Cupidigia cominciarono a crescere nel mondo, allora i deboli istituirono al di sopra di sé dei difensori che mantenessero il diritto e li proteggessero. Per questo ufficio vennero scelti i grandi, i forti, i belli, i leali, gli arditi, i prodi. E nessuno, a quei tempi, avrebbe osato montare a cavallo prima d'aver ricevuto la cavalleria. Ma essa non era conferita per il piacere. Si chiedeva ai cavalieri di essere indulgenti salvo che coi felloni, pietosi coi bisognosi, pronti a soccorrere i sofferenti e a confondere i ladri e gli assassini, buoni giudici senza amoree senza odio. E dovevano proteggere la Santa Chiesa. Lo scudo che pende dal collo del cavaliere e lo difende sul davanti significa che egli deve interporsi tra la Santa Chiesa e chi l'assale, e ricevere per essa i colpi come un figlio per la madre. Allo stesso modo in cui il giaco lo veste e lo protegge da ogni parte, così egli deve coprire e circondare la Santa Chiesa di modo che i malvagi non la possano raggiungere. L'elmo è come la garitta da cui si sorvegliano i malfattori e i ladri della santa Chiesa. La lancia, lunga in modo da ferire prima che colui che la porta possa essere raggiunto, significa che egli deve impedire ai malintenzionati di avvicinare la Santa Chiesa. E se la spada, la più nobile delle armi, è a doppio taglio, è perché essa con un taglio colpisce i nemici della fede, e con l'altro i ladri e gli assassini; ma la punta significa obbedienza, perché tutte le genti devono obbedire al cavaliere. Infine, il cavallo è il popolo, che deve sostenere il cavaliere e sopperire ai suoi bisogni, ed essere sotto di lui, ed egli deve guidarlo al bene secondo il proprio intendimento. Egli deve avere due cuori: uno duro come il ferro per gli sleali e i felloni, l'altro morbido e plasmabile come cera calda per i buoni e gli indulgenti.
Tali sono i doveri cui ci si impegna verso Nostro Signore ricevendo la cavalleria".
"Signora" disse Lancillotto "se trovo qualcuno che acconsenta a farmi cavaliere, non avrò timore d'esserlo e io vi metterò tutto il mio cuore, e il mio corpo, e la mia pena, e la mia fatica."
"In nome di Dio" disse la Dama sospirando "il vostro desiderio sarà dunque esaudito. Ed è perché lo sapevo che piangevo."
Da tempo ella aveva preparato tutte le armi necessarie al fanciullo: un giaco bianco, leggero e forte, un elmo argentato e uno scudo color della neve, a borchie d'argento. La spada, messa alla prova in molte occasioni, era grande, tagliente e leggera. E la lancia corta, grossa, robusta, dal ferro ben appuntito, il destriero alto, forte e vivace; l'abito di Lancillotto, il mantello foderato d'ermellino, tutto era bianco e anche la scorta, abbigliata di bianco, montata su cavalli bianchi. Così equipaggiati, Lancillotto e la Dama del Lago si misero in cammino, il martedì precedente la festa di San Giovanni.


                                                     ( da J. Boulenger, Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda )

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